Storia e carisma

In Ossequio di Gesù Cristo

 

Da “Vultum Dei Quærere” di Papa Francesco

 Se per tutti i consacrati acquistano particolare risonanza le parole di Pietro: «Signore, è bello per noi stare qui!» (Mt 17,4), le persone contemplative, che in profonda comunione con tutte le altre vocazioni della vita cristiana «sono raggi dell’unica luce di Cristo riflessa sul volto della Chiesa», «per carisma specifico dedicano molto tempo delle loro giornate ad imitare la Madre di Dio, che meditava assiduamente le parole e i fatti del Figlio suo ( Lc 2,19.51), e Maria di Betania, che, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola (cfr Lc 10,38)». La loro vita “nascosta con Cristo in Dio” (Col 3,3) diventa così figura dell’amore incondizionato del Signore, il primo contemplativo, indica la tensione cristocentrica di tutta la loro vita fino a poter dire con l’Apostolo: «Per me il vivere è Cristo!» (Fil 1,21), ed esprime il carattere totalizzante che costituisce il dinamismo profondo della vocazione alla vita contemplativa. In particolare, innumerevoli donne consacrate, nel corso dei secoli fino ai nostri giorni, hanno orientato e continuano a orientare «tutta la loro vita e attività alla contemplazione di Dio», quale segno e profezia della Chiesa vergine, sposa e madre; segno vivo e memoria della fedeltà con cui Dio, attraverso gli eventi della storia, continua a sostenere il suo popolo.  La Chiesa nei secoli ci ha sempre indicato Maria quale summa contemplatrix.  Sull’esempio della Vergine Madre, il contemplativo è la persona centrata in Dio, è colui per il quale Dio è l’unum necessarium (cfr Lc 10,42), di fronte a cui tutto si ridimensiona, perché guardato con occhi nuovi.

LE MONACHE CARMELITANE

 Un po’ di storia

L’ordine ebbe inizio, fin dal sec. XII, con la sua diffusione in Europa, alcune donne particolarmente unite al su spirito, le quali ben presto si legarono con gli stessi vincoli dei religiosi. La bolla “Cum Nulla” di Nicolò V, dell’anno 1452, pone le basi del Carmelo femminile, affinché ” la Beata Madre di Dio fosse venerata  dalle religiose così come dai religiosi dell’Ordine”.  Già dagli inizi di questa incorporazione vi furono figure  di donne che arricchirono l’espressione femminile del Carmelo. Tra queste  la Beata Francesca D’Amboise (1458), fondatrice e animatrice di parecchi monastero carmelitani; S. Teresa di Gesù, riformatrice del Carmelo; S. Maria Maddalena De’ Pazzi (1607) che segnò il Monastero di Firenze, “habitacolo di Maria” , con la sua impronta di fuoco e che con la pienezza della sua vita, fu affermazione continua e incalzante della grandezza e dell’amore di Dio.

Dalle nostre Costituzioni

La monaca carmelitana , fedele alla ricca tradizione dell’Ordine, presta un’inestimabile  servizio al popolo di Dio, consumando la vita nella presenza di Dio, nell’ardore della preghiera e nello zelo apostolico. A somiglianza di Elia, ispiratore del Carmelo, assume la linea profetica come caratteristica propria della vita, orientata all’ascolto interiore della Parola di Dio e una particolare testimonianza del Dio vivente e delle esigenze supreme  del suo Regno. In intima unione con Maria, libro nel quale è scritta la Regola nostra perché in lei è scritto il Verbo, si propone di vivere il mistero della sua vita interiore e dell’ unione intrinseca con Dio in Cristo Gesù. Così i Monasteri saranno cenacoli dove, in compagnia di Maria, madre di Gesù, le monache imploreranno con la preghiera l’azione dello Spirito Santo nella Pentecoste permanente della Chiesa.

SPIRITUALITA’ DELLE CARMELITANE

 PREGHIERA

Lo strumento più ovvio che la carmelitana usa per realizzare questa trasformazione in Dio è la preghiera. Maestra di orazione è senza dubbio Santa Teresa D’Avila; lei dice che per vent’anni ha vissuto con il Signore un matrimonio di convenienza, cioè un rapporto d’amore mediocre, fino a quando non è folgorata da una immagine dell’Ecce Homo; l’amore profondo di Cristo per lei, la sua misericordia appunto le trafigge l’anima. Da questo momento Teresa comincia a darsi all’orazione e ne scrive: sia nella vita, come nel castello interiore e nel cammino di perfezione. S. Teresa vede la vita di preghiera come un progressivo percorso di unione con Dio sempre più intenso. Questa la sua definizione di orazioneL’orazione mentale non è altro per me , che un intimo rapporto di amicizia, un frequente trattenimento da solo a solo con Colui da cui sappiamo di essere amati.” essa comprende che l’unico amico, l’unico sposo e l’unica voce che vuole ascoltare è quella del Signore.

Perché la preghiera sia autentica ha bisogno di tre condizioni: Perseveranza, ascolto, solitudine e silenzio 

CIMG1708Perseveranza: pregare è una lotta contro noi stesse, non è un fatto scontato, bisogna avere tantissima pazienza perché sopraggiungono distrazioni, le aridità, oscurità, sonno e la cosa più facile che può avvenire è abbandonare l’impresa.

ascolto:  Il Card. Ballestrero diceva infatti che il carmelitano è colui che attende…cosa?…che Dio parli; la preghiera è principalmente ascolto. Il carisma carmelitano richiama in modo esplicito al’ascolto della Parola come lodevole mezzo di preghiera, perché attraverso l’ascolto della Parola con più sicurezza si fa esperienza diretta di Dio, essendo il Verbo di Dio che parla al nostro cuore, per fede infatti sappiamo che Cristo è presente nella sua Parola tanto quanto nell’Eucaristia;

Solitudine e silenzio: per questo la monaca sceglie come luogo privilegiato per la preghiera la cella che si può dire sia “una clausura nella clausura”. Per la carmelitana non è semplicemente un luogo fisico, ma ha una grande valenza spirituale: è per noi simbolo della stanza nuziale, custode dei intimi dialoghi con Dio .

 

 

PURIFICAZIONE

Un altro tema caro alla spiritualità carmelitana, perché elemento fondamentale per l’unione con Dio è la purificazione. Tema doloroso e spinoso, ma imprescindibile. Maestro di purificazione è Giovanni della Croce: questo uomo mite e tranquillo, quando parla di purificazione è intransigente. Immaginando il cammino di trasformazione in Dio come la salita al monte Carmelo egli pone i desideri mondani e quelli spirituali a destra e a sinistra e vi scrive nulla e al traguardo scrive tutto e dice “ Per giungere a gustare il tutto, non cercare il gusto in niente. Per giungere al possesso del tutto, non voler possedere niente. Per giungere ad essere tutto, non voler essere niente. Per giungere alla conoscenza del tutto, non cercare di sapere qualche cosa in niente . Per venire a ciò che ora non godi, devi passare per dove non godi, per giungere a ciò che non sai, devi passare per dove non sai. Per giungere al possesso di ciò che non hai, devi passare per dove ora niente hai. Per giungere a ciò che non sei, devi passare per dove ora non sei.”  Si tratta non di eliminare i desideri (se l’uomo non desidera più non esiste), ma di purificarli. Stiamo parlando del classico combattimento spirituale contro i vizi capitali. 

 CARITA’

Il traguardo di questo processo di trasformazione è la carità. L’anima dopo aver camminato nella preghiera e nella purificazione è trasformata nell’amore. Di questa Carità una testimone eloquente è Santa Teresa di Lisieux; quando lei dice la celebre frase “ Nel cuore della Chiesa sarò l’amore così sarò tuttovuol parlare proprio di questa trasformazione; non le basta essere carmelitana, vuole essere sacerdote, missionario, apostolo, martire. Leggendo la lettera di San Paolo Apostolo ai Corinti che dice “aspirate ai carismi più alti” la sua anima si illumina: comprende che per essere tutto deve diventare l’Amore, perché trasformata in amore non potrà far altro che irradiare l’Amore e tutto ciò che fa diviene amore, anche raccogliere una pagliuzza da terra, sbucciare le patate e fare un sorriso ad una sorella: non è ciò che facciamo noi che conta , ma ciò che Dio ha compiuto in noi.Vi è poi un apostolato nascosto che è quello della preghiera. Il cuore dilatato dall’amore arriva dappertutto, lì dove il Signore vuole